Human Symphony

Human Symphony è la traduzione in musica delle storie delle persone, dei cittadini e, per contaminazione, dei contesti e delle trasformazioni sociali.
E’ un format che si pone l’obiettivo di costruire una partitura a più linguaggi (musica, teatro, immagini) a partire da un contesto, un luogo o un insieme di dati e contenuti che nel loro complesso possono costruire una narrazione. La storia e le storie delle persone che abitano un determinato luogo fisico o mentale, organizzate secondo un filo rosso che le unisce, costruiscono una narrazione a più voci che ha come esito un momento culminante in cui è possibile sentire attraverso una sinfonia originale tutto quello che è successo: la trasformazione di un luogo, l’evoluzione della relazione tra quel luogo e le persone che lo abitano, gli impatti che le trasformazioni di quella evoluzione hanno avuto sulle persone che ne sono protagoniste.

Sofferenza, amore, disagio, fervore, solitudine, sogni, desideri. Ognuna di queste parole, che descrivono cosa attraversa la profondità di una persona, parla di qualcosa che non si può toccare. Qualcosa di invisibile, come la musica. E allora devono esserci strade, percorsi che non possiamo vedere, in cui la musica incontra tutto questo. E lo custodisce, lo accarezza, lo conosce. Queste strade, quelle che non vediamo ma che ci rendono simili, possono essere rese visibili, dando loro spazio per qualche istante. Perché la musica è una forma di racconto che non narra, ma immerge, che non fa capire, ma fa sentire; la musica parla in una dimensione non misurabile, che ha una forza concreta. Permette di condividere emozioni di sconosciuti che parlano attraverso uno schermo, attraverso un attore; crea un legame, un filo rosso, lasciandoci scoprire quanto siamo simili. Umani.

Attraverso Human Symphony, un dispositivo primariamente di ricerca sul campo, il tentativo è raccontare un processo lungo, dando un ruolo alle arti performative come strumento di ricerca e rappresentazione dei risultati. Il progetto si basa infatti su questa convinzione: le arti sono uno strumento di lavoro e di indagine, in grado di scavare a fondo nell’animo umano grazie al loro approccio interdisciplinare, ma sono anche uno dei migliori dispositivi per la rappresentazione dei risultati della ricerca perché traducono parole, temi, dati, connessioni in vibrazioni e emozioni.
In un linguaggio che per sua natura è universale.

Lavorando sulla parte emotiva degli individui, questo linguaggio riesce a raccontare la storia e l’evoluzione delle persone, e della loro relazione con un determinato un contesto sociale in una formula immediata composta da simboli, metafore, immagini e suoni comprensibili a tutti, permettendo di trovare un punto di contatto tra le donne e gli uomini che costituiscono il punto di partenza del racconto e, di conseguenza, le urgenze, i punti nodali e le complessità di quel determinato contesto, che trova così una sua rappresentazione materica.

Human Symphony si presenta in due forme: il format live, dove un attore, un compositore e un videomaker sono a disposizione del pubblico per raccogliere e restituire sul posto le storie dei passanti, lo spettacolo, dove le storie sono state rielaborate con una drammaturgia e sono riproposte in una forma finita accompagnate da musiche originali.

Uno spettacolo che riesce a restituire il senso di quel determinato luogo attraverso le storie di chi lo vive e abita o, semplicemente, lo attraversa.

Human Symphony_Urban Edition

La periferia è comunemente intesa come un luogo fisico che ha da sempre un legame con i disequilibri, le contraddizioni, la mancanza di possibilità. Un luogo dove le persone vivono con maggiori disagi, non ci sono servizi, i trasporti non arrivano, i negozi non sono curati, le relazioni sono complicate. Si parla di periferie non solo come spazi e luoghi ma anche come moltitudini di difficoltà e problemi, umani e esistenziali.

Ci sono le periferie delle città e le periferie umane, che sono quelle che ci interessano.

Le periferie contengono in sé contraddizioni che hanno creato armonie o contrappunti tra culture diverse, solitudini, difficoltà, ma anche energie creative, spinte propositive, azioni di cambiamento.

Human Symphony è uno spettacolo che vuole dare voce a queste periferie, con un corpo, la musica, le voci, le immagini delle persone che le abitano. Un’orchestra di 20 elementi in scena, condotta da un Direttore, Giuseppe Califano, che ha costruito delle sinfonie originali a partire dalle storie che Bruna Ginammi, Alessia Lombardo, Rossana Baroni, Giovanni Ratto, Pietro Gandini, Happy Otathbe, Khalil Mohamed, Peck Ngue, Djiba Kourouma ci hanno raccontato, riproposte anche come brevi monologhi, scritti e interpretati da Igor Loddo.

Sei mesi di raccolta e esplorazione di Milano: Corvetto, con il condominio di Via Breno 2, Ortica, il CAS di via Corelli e via Aquila, la Comunità di Sant’Egidio e la Polizia Locale.

Il racconto di vita di cittadini, persone, lavoratori, anziani, migranti, che popolano le periferie della città reso spettacolo: una sinfonia di periferie umane da vedere, ascoltare, per emozionarsi insieme. Perché le storie piccole, sono quelle più grandi.

Perché gli avvenimenti della nostra vita sono come note musicali: raccontarli è suonarli.

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Human Symphony_Urban Edition / Milano

Progetto a cura di Igor Loddo e Francesca Audisio

Scritto, diretto e interpretato da Igor Loddo

Direttore d’orchestra e musiche originali di Giuseppe Califano

Videomaking Julian Soardi

Con

Il Coro di voci bianche dell’IC “Gianni Rodari” di Baranzate

Human Symphony Orchestra

Light Designer e scene Simona Ornaghi

Con la collaborazione di Matteo Sansalone, Carlo Vella e Noemi Punelli

Con il sostegno di Comunità di Sant’Egidio, Super, Il Festival delle Periferie di Milano, Caffìneria. Artènergia, Istituto Comprensivo Gianni Rodari di Baranzate